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Tratto da peščanik.net (21.01.2010)
di Dubravka Ugrešić
traduzione di Filip Stefanović

Moj dečko je toliko bogat da ne mora da liže poklopac od euro-krema! [Il mio ragazzo è così ricco che non deve leccare il coperchio dell’Eurocrem.] – recita il graffito su un muro grigio di un grigio centro abitato da qualche parte in terra ex jugoslava. L’Eurocrem è rimasto nella coscienza gastronomica dei cittadini dell’Ex Jugoslavia come: a) un economico alimento per bambini; b) la merenda dei soldati dell’ex JNA (esercito jugoslavo, ndt.); c) colazione alberghiera per i poveri pensionati nazionali e stranieri che trascorrevano le vacanze negli alberghi adriatici, soprattutto in inverno.

Sembra che l’idea di povertà si sia finalmente conficcata nella testa del cittadino medio ex jugoslavo. Allettato dalla disintegrazione della Jugoslavia (“c’hanno derubato i comunisti”), dall’amor patrio, dalla guerra (“la guerra c’ha immiseriti”), dall’odio verso i serbi, o croati, o sloveni (“loro c’hanno distrutto economicamente”), il cittadino medio ha finora evitato il confronto con la propria condizione sociale. È sopravvissuto consolato da risorse parallele (“venderemo la terra”; “abbiamo ereditato da papà”; “abbiamo un grande orto, abbastanza da sfamarci”; “se bisogna stringere la cinghia, venderemo la casa delle vacanze”; “mio zio è direttore, per me si troverà sempre qualcosa”; “la nonna ci lascia la casa in eredità”; “a mio fratello in Germania le cose vanno bene, non ci lascerà, penso, morire di fame”; “affitteremo la casa per le vacanza a stranieri”; “se non altro, possiamo sempre vendere la tomba di famiglia”). Le risorse si sono spente, le opzioni sono state sfruttate, gli assi nella manica giocati, la casa della nonna è al vento, la terra venduta, la società s’è divisa tra pochi ricchi e tanti poveri, in veri campioni e perdenti. Ricchezze accumulate troppo in fretta si sciolgono, le imprese falliscono, le persone restano disoccupate in massa, lo zio-direttore è in prigione, la tomba di famiglia è stata da tempo consumata. Molti lavorano e già da mesi non ricevano lo stipendio. Lavoratori più fortunati ricevono metà paga, di questa metà in denaro, l’altra metà in buoni. I buoni tra l’altro li possono spendere solo nelle industrie in cui lavorano. Li spendono in salsicce a cui è scaduta la data o in Eurocrem a cui non scade mai. Molti lavorano anche al sabato, sebbene nessuno ci veda una ragione né un senso, se non, chiaramente, per il proprietario che con ogni mezzo lecito cerca di spingere i proprio dipendenti a dimettersi.

La coppia marito e moglie Pevec, proprietaria di una catena commerciale croata prosperosa fino a non molto tempo fa, oggi è in bancarotta. Dietro di sé hanno lasciato centinaia di lavoratori tartassati che all’inizio non hanno ricevuto lo stipendio per mesi, per poi essere finalmente licenziati. Alle recenti feste nell’hotel locale la coppia Pevec si divertiva parecchio ballando fino a notte inoltrata. Gli impiegati dell’albergo – che a sua volta è insolvente, e non li paga da mesi – osservavano l’inaccettabile divertimento dei magnati croati senza fiatare.

Solo questi “divertenti” dettagli passano per i media croati. All’amara quotidianità è rimasto di crepitare anonimamente. Le notizie in prima pagina – del tipo che l’attrice americana Jennifer Love Hewitt, a parte la costante rasatura e taglio, ha di recente adornato i suoi genitali con un piercing vaginale con cristallo Swarovski, e ora quella cosa, come lei stessa dice, splende come una palla da discoteca –  attirano le masse immiserite come irrigatori accesi notte giorno. La propria vita da schiavi sembra loro come una palla da discoteca.

Ma davvero da schiavi? L’unitario idillio europeo inizia lentamente a mostrare la sua faccia oscura: il nuovo mercato schiavista scorre per le vie sommerse d’Europa. Una “incensurata” azienda d’asparagi in Repubblica Ceca, che coltivava asparagi per un “incensurato” grossista nei Paesi Bassi, assumeva come raccoglitori degli adatti romeni. Perché adatti? Con i loro passaporti UE potevano attraversare senza problemi i confini, e la questione dei permessi di lavoro inesistenti in qualche modo veniva sottaciuta.

A reclutare i raccoglitori romeni era una banda ucraina. I romeni non hanno mai visto la paga promessa, e vitto e alloggio erano da schiavi. I brutali schiavisti ucraini li minacciavano di morte in caso di fuga.

Grazie ad alcuni fuggitivi ed al fatto che hanno trovato il coraggio di rivolgersi all’ambasciata romena in Repubblica Ceca, la catena schiavista è stata (temporaneamente) interrotta. In realtà, per tutto questo ci sono voluti due-tre anni, e ciò ha portato ai proprietari d’asparagi due-tre anni di lavoro gratuito. Di fattorie simili per l’Europa ce ne sono parecchie, di simili mercanti di schiavi molti, di simili disperati troppi, e di simili corrotti poliziotti e giudici ovunque quanto basta.

I media, al contempo marcatamente di transizione, dell’Europa dell’Est, per anni si sono sforzati di dimostrare che l’educazione, la professionalità e la competizione non sono garanzia di una vita stabile e prosperosa. Il Grande Fratello, vero divertimento di masse milionarie, ha dimostrato che chiunque può se vuole, e che può grazie a qualunque cosa. Lo show è stato in qualche modo anche una sorta d’anticipazione del futuro prossimo. L’istruzione è stata detronizzata dai media e dalla prassi quotidiana, e sul piedistallo del valore è stato piazzato il corpo. L’unica cosa che l’uomo comune ha a disposizione è il corpo, e tu pensa, s’è dimostrato che ha un suo valore sul mercato. Il corpo si può vendere. Il corpo si può abbellire, gonfiare di silicone, bucare di botox, diminuire, dimagrire, ingrossare, pompare, tatuare, vestire, denudare. Del corpo si può aumentare il valore commerciale, bisogna solo sapere come.

Prostitute, donne, ma anche uomini, vendono il corpo direttamente. Alcuni genitori vendono i proprio figli. Alcuni figli vendono se stessi, senza interlocutori. Alcuni mendicanti si impiccano da soli, per aumentare gli introiti con la pietà. Molti indiani vendono i propri organi. Alcuni uomini vendono il proprio sangue. Anche un corpo morto ha un suo valore. Secondo alcune indagini di Amnesty International, 6000 detenuti cinesi sono condannati annualmente alla pena di morte. Il 90% dei reni trapiantati provengono da detenuti cinesi giustiziati. I ricchi stranieri pagano tra i 10.000 e 40.000 dollari per un rene. La raccolta di organi non si limita solo ai reni, chiaramente. Nelle prigioni cinesi le esecuzioni vengono condotte con cura. Se il condannato è di salute cagionevole, gli si spara in petto, se è un candidato per la “raccolta di organi”, gli si spara in fronte.

I corpi comuni di gente qualunque si usano per scopi artistici. Nic Green ha messo in scena ad Edimburgo (nell’agosto 2009) un progetto, “Ricerca teatrale del femminismo contemporaneo”, chiedendo a comuni, anonime donne, volontarie, di salire sul palco nude. Alcune hanno vissuto l’esperienza di apparire senza veli sulla scena come l’affermazione della vita.

A differenza del regista inglese socialmente autistico, il regista teatrale croato Borut Šeparović dimostra una maggiore sensibilità sociale. Lui si è rivolto allo Sportello lavoro e ha chiamato le donne disoccupate ai provini. Da circa duecento candidate ne ha estratte undici. Le donne vestite con la maglia della nazionale di calcio terranno una rappresentazione in onore del calcio croato e al contempo racconteranno le loro storie personali di disoccupazione. Non sono donne volontarie, non sono interessate all’arte come affermazione di vita. Per la loro partecipazione riceveranno un modico compenso.

Chissà, forse anche il popolare show televisivo Ballando con le stelle è solo un’introduzione a una possibile prassi quotidiana, a quelle maratone del ballo che abbiamo visto quarant’anni fa nel film di Sidney Pollack Non si uccidono così anche i cavalli?. Maratone del ballo, in cui i concorrenti, coi loro danzanti, affamati corpi, lottavano per un premio in denaro, o forse solo per del cibo, erano popolari ai tempi della recessione americana.

L’artista Christian Boltanski, che ha compiuto 65 anni, ha recentemente venduto la propria vita al milionario e collezionista australiano David Walsh. Per i prossimi otto anni, a cominciare dal 1 gennaio 2010, quattro telecamere filmeranno senza interruzione l’atelier di Christian Boltanski e trasmetteranno tale inusitato Grande Fratello con un solo concorrente in qualche grotta della Tasmania. Se Boltanski sopravvive ai prossimi otto anni, riceverà l’intera somma per la vendita della propria vita. Se muore prima, non avrà nulla.

Erisitone, uomo di Tessaglia, tagliò un albero nel giardino di Demetra per costruirsi una casa. Demetra lo punì con la fame eterna. Erisitone morì mangiandosi da solo. Se rigettiamo le interpretazioni ecologiche di questo mito, allora la storia di Erisitone ci può servire come l’ennesimo esempio che per lo scopo della sopravvivenza temporanea possiamo sfruttare ciò che tutti abbiamo: il nostro corpo.

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Te lo immagini un lampione acceso a buio, in una giornata assolata?

Te lo immagini un mondo dipinto a olio, tranne che per le tele dei quadri, geometrie bianche di pausa calma in un mondo di colori imposti?

Seduto sul soffitto dipingo la mia tela impermeabile, immergendo il pennello nella tavolozza: qui manca uno sbuffo di Respiro, là una pennellata tenue di Aria. Manca Vita, e la passerei volentieri su tutto il quadro per dare un tocco di brillantezza, ma ho finito i primari, Tempo e Illusione; mi toccherà entrare in bottega a rubarli, che a credito non me li concedono più.

Stanco, mi appoggio con le mani tese dietro la schiena, i palmi si macchiano subito dei colori del mondo, quelli che imbrattano le mani, che ungono tutto attorno. Guardo sotto di me, specchiandomi nel Lago della Vergogna, e vedo quanto sono sporco, i vestiti macchiati di ogni tonalità, non mi sono risparmiato niente. Solo il quadro è immacolato, candido, e nel suo vuoto riconosco tutti i toni che disperatamente cerco. È proprio un bel soggetto, penso, e capisco in un momento che è bello perché non si lascia toccare, e non si lascia rovinare nemmeno da tutta l’attenzione che ci metto, sordo ai miei goffi tentavi di miglioramento. Non ha bisogno di me, della mia mano, posso passarci un altro dito di Superbia, lui non si appesantirà, non lo sentirà nemmeno. È forse troppo per me, talmente troppo che non si accorge della mia ammirazione malcelata. Ora mi irrita.

<<Ehi, quadro, che pensi, di poter vivere senza di me? Che sei Arte, e non figlio mio? E allora? Cos’è un libro che dorme su uno scaffale, un tomo serrato di pagine non scorse? Carta. L’anima del libro è solo nel lettore, prende corpo nel momento in cui viene letto ma chiusa la copertina torna cadavere: così tu, cosa sei, quadro? Ti guardo, e sei tutto: un oceano, una città, un viso di donna, uno strumento musicale, una finestra sul mondo, una casa cieca… Ma se smettessi di osservarti? Torni un pezzo di tela, ecco cosa!>>

Tace.

Lo guardo ancora un po’, con la mano impiastricciata di colore mi gratto sovra pensiero la guancia, che in un momento si macchia di Stupore. Cambio pennello, ne prendo uno a punta più fine, lo intingo in Morte e nell’angolo basso a destra battezzo il dipinto.

“Umana stupidità”

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Francia…

 

Barack Obama in Francia 1Barack Obama in Francia 2Barack Obama in Francia 3Barack Obama in Francia 4

  

…Italia

Muammar Gheddafi in Italia 1Muammar Gheddafi in Italia 2Muammar Gheddafi in Italia 3Muammar Gheddafi in Italia 4

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