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Posts Tagged ‘assurdo’

Te lo immagini un lampione acceso a buio, in una giornata assolata?

Te lo immagini un mondo dipinto a olio, tranne che per le tele dei quadri, geometrie bianche di pausa calma in un mondo di colori imposti?

Seduto sul soffitto dipingo la mia tela impermeabile, immergendo il pennello nella tavolozza: qui manca uno sbuffo di Respiro, là una pennellata tenue di Aria. Manca Vita, e la passerei volentieri su tutto il quadro per dare un tocco di brillantezza, ma ho finito i primari, Tempo e Illusione; mi toccherà entrare in bottega a rubarli, che a credito non me li concedono più.

Stanco, mi appoggio con le mani tese dietro la schiena, i palmi si macchiano subito dei colori del mondo, quelli che imbrattano le mani, che ungono tutto attorno. Guardo sotto di me, specchiandomi nel Lago della Vergogna, e vedo quanto sono sporco, i vestiti macchiati di ogni tonalità, non mi sono risparmiato niente. Solo il quadro è immacolato, candido, e nel suo vuoto riconosco tutti i toni che disperatamente cerco. È proprio un bel soggetto, penso, e capisco in un momento che è bello perché non si lascia toccare, e non si lascia rovinare nemmeno da tutta l’attenzione che ci metto, sordo ai miei goffi tentavi di miglioramento. Non ha bisogno di me, della mia mano, posso passarci un altro dito di Superbia, lui non si appesantirà, non lo sentirà nemmeno. È forse troppo per me, talmente troppo che non si accorge della mia ammirazione malcelata. Ora mi irrita.

<<Ehi, quadro, che pensi, di poter vivere senza di me? Che sei Arte, e non figlio mio? E allora? Cos’è un libro che dorme su uno scaffale, un tomo serrato di pagine non scorse? Carta. L’anima del libro è solo nel lettore, prende corpo nel momento in cui viene letto ma chiusa la copertina torna cadavere: così tu, cosa sei, quadro? Ti guardo, e sei tutto: un oceano, una città, un viso di donna, uno strumento musicale, una finestra sul mondo, una casa cieca… Ma se smettessi di osservarti? Torni un pezzo di tela, ecco cosa!>>

Tace.

Lo guardo ancora un po’, con la mano impiastricciata di colore mi gratto sovra pensiero la guancia, che in un momento si macchia di Stupore. Cambio pennello, ne prendo uno a punta più fine, lo intingo in Morte e nell’angolo basso a destra battezzo il dipinto.

“Umana stupidità”

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