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La prossima volta che il Tg1 parla di un rumeno che ha violentato una ragazza italiana, ricordatevi per favore che è vostro diritto pretendere, per par condicio, la notizia di qualche violentatore italiano che ha stuprato una ragazza rumena.

Se a Palermo un pitbull azzanna a morte un bambino, sarebbe il caso che la Rai citasse anche qualche signore di Trento che cucina cani alla griglia.

Per ogni morto stradale del sabato sera intervisteranno quattro baldi giovani sopravvissuti, per farsi raccontare come sono tornati a casa in macchina senza problemi.

E non fermatevi ai telegiornali, no, perché in nome del più democratico pluralismo, la Rai non permetterebbe certo a una pubblicità di assorbenti e copiose perdite sanguigne di passare impunita, se a seguire non ci fosse quella per un integratore da menopausa. O almeno questa è la concezione di servizio pubblico televisivo che pare andare per la maggiore nei corridoi dell’ufficio legale Rai, virtuoso nido di ginnasti del sesso passivo. Di cosa sto parlando? Di Videocracy naturalmente, l’ultimo documentario di Erik Gandini, regista italo-svedese di discreto successo. Da settimana prossima nei cinema (4 settembre) e alla Biennale di Venezia, il film è incentrato sulla figura di Silvio Berlusconi, delle sue televisioni e del ruolo fondamentale che hanno avuto per l’ascesa politica del medesimo e nel sostegno da parte delle masse (sostantivo che non evoca mai associazioni lusinghiere). La Rai avrebbe infatti risposto picche alla domanda della casa di distribuzione Fandango nel promuovere la pellicola (Mediaset, senza bisogno di dirlo, si è accodata), in quanto essendo evidente la critica verso una certa parte politica, si dovrebbe proporre anche un messaggio diametralmente opposto. Parliamo di una pubblicità, nemmeno di un film (che probabilmente sarebbe controbilanciato da una qualsiasi delle innumerevoli puntate di Porta a Porta).

Qualche buonanima dovrebbe spendere dieci minuti per spiegare alle menti illuminate della Rai il vero significato del termine pluralismo, che comporta rispetto e tolleranza reciproca tra posizioni di pensiero contrapposte, senza conflitti e prevaricazioni da nessuna delle parti. Non l’insensata idea che gli opposti debbano sempre e comunque camminare a braccetto ed in contemporanea, come pazienti affetti da grave schizofrenia.

Ecco comunque il teaser in questione:

Non mi va di prendere per oro colato i dati offerti così seriamente in questi pochi secondi, sebbene siano cifre già sentite da altre parti non ne conosco (probabilmente per disinformazione personale, mi scuserete) la fonte e quindi preferisco non mettere la mano sul fuoco. Reputo però estremamente interessante che un messaggio del genere (l’Italia al 73° posto al mondo per libertà di stampa, e l’80% degli italiani forma la propria opinione principalmente – o solo – attraverso la televisione), venga censurato proprio da quella stessa televisione messa sotto inchiesta. Eppure, nel paese dell’assurdo, tutto è permesso, perché nulla più stupisce: il giorno in cui gli italiani torneranno a stupirsi, sarà la fine della seconda repubblica.

——

P.S. Ieri sera il derby milanese Milan – Inter si è concluso per 0 – 4. Consiglio alla Rai di non rendere la notizia di pubblico dominio fino a quando la squadra del Presidente non sarà in grado di bilanciare il fazioso risultato con un 4 – 0.

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ovvero “Slobodan Milošević”

ovvero “perché schifo fortemente Silvio Berlusconi”

Non vedo che altro nome gli potrei dare. Una cosa che assomiglia pericolosamente a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un conato di vomito profondo non riuscirà a strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrompere le loro vene e per squassare il cuore di una delle più ricche culture europee. […]

Da La cosa Berlusconi, di Josè Saramago, El País, 6 giugno 2009.

Un’analisi personale di ciò che l’Italia sta vivendo di questi tempi, lo stallo politico del paese ed il pericolo rappresentato da Silvio Berlusconi. (Continua a leggere…)

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